Una lettera scritta da Demetrio Bettini brigadiere delle Guardie Forestali di Follonica allo scrittore Bartolomeo Biagioni.
Il Bettini fornisce al Biagioni,che gli aveva fatto richiesta per le sue ricerche storiche, ragguagli sullo stato di Pietra e del suo territorio.


Massa Marittima 16 Maggio 1882

 

Caro Amico Biagioni

Ieri finalmente potei visitare la tenuta di Pietra, ed oggi ti do il ragguaglio di ciò che vidi e di ciò che mi fu detto. Ti prevengo che fu una gita fatta alla lesta, perché accompagnavo il Capo Divisione Forestale sig. Agostino Cappelletto nel suo giro ordinario nei boschi di questo Distretto, e capirai bene che non volendo abusare della bontà del mio egregio superiore dovevo esser sollecito. Se adunque le notizie che sono per darti non appagano il tuo desiderio, abbiami per scusato.

Ti dirò adunque, che dello storico castello di Pietra, si può dire che esistano i ruderi. Si conosce però il quartiere padronale, da un balcone del quale forse fu gettata la Pia. Dico questo per la semplice ragione che quel sito vien chiamato anch’oggi Il salto della Contessa. Peccato, che la Pia non indicasse a Dante la finestra fatale! Se ciò avesse fatto, ti potrei dire con certezza se quella esiste tuttavia. Le mura di cinta si sono conservate discretamente, e dentro alle medesime vi si trova un fabbricato di recente costruzione, nel quale abitano tre famiglie coloniche.

Distante dal castello un chilometro circa, sul lato sud-est, in un piccolo altipiano, vi sono tre fabbricati quasi riuniti, due dei quali pel ricovero degli operanti, dei bestiami, grasce ecc. e l’altro detto la Fattoria, che serve di dimora all’Agente della tenuta, oggi signor Castiglioni, compitissima persona. Dove oggi trovasi la fattoria, si dice che vi fosse una casetta per i guardiani della Pescaia, che poscia servì per ricovero dei bestiai, e finalmente, ingrandita, per casa agenziale.

 

Partendo dalla fattoria verso sud-ovest, dopo tre chilometri circa e sul limite della tenuta di Pietra, si trova il famoso muraglione che arrestava le acque nella valle di Pietra e formava la gran Pescaia. Non ti dico, caro Meo, che questo muraglione possa paragonarsi a quello di Adriano, avendo esso impedito ai barbari del Settentrione di penetrare nelle provincie meridionali della Gran Brettagna, mentre questo non impedì alle acque di devastare la sottostante pianura; ma in ogni modo è sempre un’opera che fa onore alla Repubblica Senese. L’ho misurato nel fondo della valle dove fu rotto dalle acque e presentava un altezza di ventiquattro metri, con diciassette di base e sette in cresta. Non è una bella mole?.

Sul davanti vedonsi i muri delle cateratte che servivano come antimuro e ad un tempo come scaricatoi delle acque sul fiume Bruna. Non potei percorrere il muraglione nella sua lunghezza, ma fui assicurato che si conserva discretamente.

 

La tenuta di Pietra confina colle comunità di Massa Marittima e Roccastrada. Ha una superficie di milleottocento ettari, dei quali cinquecento seminativi con poche viti, cinquanta sodivi e milleduecentocinquanta di bosco ceduo (forteto). Vi sono diciassette coloni, e da quanto potei sapere, la rendita netta annua è di circa venticinquemila lire. Io ritengo, che se il sig, Marruzzi proprietario della tenuta seguitasse coi lavori di bonifica, la rendita presto raddoppierebbe, essendo il terreno fertile, e l’aria ancora migliorerebbe. Ma dunque-mi dirai- cos’è Pietra oggi? Pietra, benché non vi sieno più acque stagnanti e l’aria circoli libera per l’eseguito disboscamento presso l’abitato, nonostante caro Meo, Pietra è sempre Pietra, e se non come la dipinse il poeta Sestini, almeno sempre una landa d’aria malsana. Secondo il mio modo di vedere, in Pietra non si vive ma si vegeta, e si vegeta come le piante clorotidi.

Con questa conclusione farò punto. Ho detto tutto?

                                       “Il diruto castello, il bosco, il prato,

                                         I moderni abituri, la muraglia

                                        Ciclopeà,’l caldo afoso e l’aer grave

                                        Che fa di Pietra dura terra ognora,

                                        Ben rammento e… “

Diavolo! Sempre così. Quando sono per spiccare un volo Pindarico mi si troncano le ali. Male in prosa e peggio in versi, caro Meo, ma non per mia colpa.

                                                          Stai bene e credimi

               Tuo aff.mo Amico  

               D. Bettini                                                                                

 

- Documento gentilmente concesso da Adrio Bocci -

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Questa lettera fu pubblicata da Bartolomeo Biagioni in:
Il COMUNE DI GAVORRANO- Cenni Storici-Geografico-Statistici di Bartolomeo Biagioni
GROSSETO
Tipografia di Enrico Cappelli 1885