A RIBOLLA 


L'eco fragorosa dello scoppio si spegne molto rapidamente come altrettanto rapidamente il silenzio ovattato e progressivo della stampa, autodefinita rappresentante dell'opinione pubblica, soffocherà le cause e gli effetti della "disgrazia".
L'elemosina di una inadeguata pensione, l'assunzione di famigliari per sostituire i morti, il tempo e la rassegnata apatia di gente abituata ai lutti e assillata dalla diuturna lotta per la vita, provvederanno a soffocare, nelle famiglie colpite, il dolore e il risentimento.
Per la furfantesca società comunemente definita "classe dirigente" l'episodio è chiuso con il cumulo di parole trasudanti pietà a fior di pelle e qualche precedente allusione alle responsabilità; in quanto all'inchiesta, strombazzata ai quattro venti dallo "onorevole socialista ministro del lavoro", se inchiesta vi sarà non approderà a nulla o passerà sotto silenzio.
Tanto da che esiste capitale e lavoro, i grandi dividendi hanno sempre grondato sudore e sangue.
Ma noi vogliamo dimostrare che i dividendi della Montecatini grondano sangue, con alcuni dati e norme generali che regolano il lavoro nelle miniere.
Il grisou non è che una miscela di gas metano e aria.
Il gas, completamente inodore, si sprigiona in piccole quantità dal carbone e occorrono varie ore prima che esso inquini l'aria fino al punto da essere pericoloso per i minatori. Ma un fenomeno che i minatori conoscono bene è costituito da frequenti vuoti nelle pareti di carbone, specie di bolle piene di gas che cadono sotto i colpi del piccone e da esse il gas passa nella galleria inquinandola rapidamente.
Il grisou (cioè la miscela di gas e aria) scoppia alla temperatura di 600° C; cioè la fiamma di un fiammifero, la brace di una sigaretta, le scintille provocate dal piccone o dalla perforatrice che urtino su una roccia, possono provocare lo scoppio. Lo scoppio assume proporzioni molto gravi quando il gas si trova nell'aria nelle proporzioni di 9% in su.
Vi è comunque una norma rigorosa che stabilisce che quando il gas si trova nelle proporzioni di oltre il 0,5%, il posto inquinato va fatto evacuare e si provvede alla depurazione dell'aria.
Comunque il controllo delle gallerie avviene da parte di un incaricato a mezzo di lampade "Davis" o di un moderno apparecchio elettrico prima dell'inizio del turno di lavoro, e i risultati del controllo vengono comunicati al tecnico che subentra.
Il controllo avviene tenendo conto che il gas è più leggero dell'aria e quindi tende a salire verso l'alto.
Due sono quindi le possibili cause del disastro: o incuria da parte degli incaricati del controllo, oppure una criminale decisione della direzione della miniera di far lavorare lo stesso malgrado l'accertamento della presenza di una forte percentuale di gas nell'aria.
Lo scoppio è avvenuto alle 8,15; gli operai erano entrati alle 7; per una abitudine comune a tutti i minatori, quando arrivano sul posto di lavoro, essi si preparano gli attrezzi attardandosi alla ricerca delle vene più ricche e facili; indi vanno a spogliarsi, attardandosi ancora a chiacchierare; quindi quando è avvenuto lo scoppio il lavoro non era incominciato, oppure era appena agli inizi.
Qualunque sia stata la causa, ciò ha importanza relativa; quel che importa è che all'inizio del lavoro il gas era presente in fortissime proporzioni se le conseguenze sono state così gravi, e lo scoppio così forte da scaraventare detriti e massi enormi all'esterno attraverso il pozzo d'ingresso, provocando anche la morte ( N.D.R.: il ferimento) di un ingegnere, che si trovava vicino all'orifizio del pozzo, colpito da una trave spezzata.
Ripetiamo l'inchiesta, se l'inchiesta ci sarà, si guarderà bene dal sottolineare la più che probabile avida incuria di coloro che hanno le mani grondanti sangue.

Oscar

Da "Battaglia Comunista", organo del Partito Comunista Internazionalista, n° 4, giugno 1954 

Articolo fornito da Alessandro Pellegatta.
 

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