La miniera anno per anno

 
     

1920

Miniera di Ribolla.

Alla sezione n.3 in seguito agli scioperi verificatisi nel 1919 si era sviluppato un incendio che obbligò a chiudere completamente i lavori in questa sezione.
Nel 1920 si fece un infruttuoso tentativo di riapertura che si sta ripetendo con speranza di buon esito.
Alla sezione n. 6 si sono sviluppate le coltivazioni discendenti, cominciando dall'alto.
Alla sezione n. 4 si eseguì uno scoprimento e si iniziarono scavi a giorno.

Scioperi nella miniera di Ribolla.

Proseguirono gli scioperi nella miniera.
Oltre mille operai si astennero dal lavoro per 25 giorni; la vertenza era originata dall'imposizione di nuovi patti di lavoro, tra cui, i capisaldi: obbligo della fornitura di mezzi di trasporto dal paese fino alla miniera, cessione di un locale per le riunioni dei federati, obbligo di assumere a lavoro solo operai organizzati nonché un congruo aumento di paghe con diritto di revisione ogni tre mesi.
A sciopero terminato con la forzata firma del contratto di lavoro fu corrisposto l'importo delle spese sostenute per il raggiungimento dell'accordo e gli arretrati per tutto il tempo di astensione dal lavoro.
(Dati tratti dal libro di G.A. Chiurco, fascista senese, riassunti a cura del redattore).

Miniera di Casteani.

Dei due pozzi, chiamati Pozzo Nord e Pozzo S. Barbara, intrapresi per mettere in coltivazione il banco lignitifero constatato colle trivellazioni praticate nella regione nord di Casteani, come si è riferito nei precedenti rapporti, il pozzo Nord attraversò il banco lignitifero alla profondità di 72 metri, e fu approfondito fino a 80 metri, quindi messo in efficienza mediante una traversa ed un sistema di gallerie e scenderie percorrenti il banco stesso, che fu riscontrato irregolare della potenza oscillante sui m 2.50.
Il pozzo S. Barbara invece fu spinto fino alla profondità di 95 metri e se ne continua l'approfondimento.
Esso viene murato dall'alto al basso mediante anelli, di 2 metri d'altezza, di sezione circolare, del diametro interno di metri 3,20.
Lo strato acquifero, che fu incontrato a 8 metri di profondità, fu superato mediante due rivestimenti concentrici di muratura dello spessore di 30 centimetri ciascuno, con intercapedine di 15 centimetri, attraversati da tubi in ferro che lasciavano libero sfogo all'acqua.
Colato del cemento nell'intercapedine e chiusi i tubi, fu raggiunta un'ottima tenuta.

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