La miniera anno per anno

 
     

1923

REGIONE ORIENTALE DELL'ALTO BACINO DELLA BRUNA.

Miniera di Ribolla.

Nel torrente detto Ribolla, nella parte orientale del bacino superiore della Bruna, affiora un fascio di strati di lignite costituito in serie discendenti come segue:
un banco di lignite picea di 8 metri di potenza;
uno strato di argilla di 5 metri di spessore;
un secondo banco di lignite picea di 1 metro di potenza.
Tutto il fascio è racchiuso fra argille; è diretto EO ed ha inclinazione di 30° verso Sud.
Nel torrente Raspolino, parallelo al precedente, affiora un altro strato di lignite di minor potenza e di orizzonte inferiore.
Anche a Ribolla i lavori vennero iniziati verso il 1838 ma non furono per moltissimi anni che lavori di ricerca e preparazione.
Importantissimo fra i primi, fu il pozzo Toscano eseguito nel 1840 che fu spinto fino a 463 m di profondità, col quale si voleva esplorare la formazione miocenica fino alla sua base nell'idea di trovarvi degli strati di lignite più antica e migliore racchiusa fra rocce calcaree, cioè una formazione simile a quella di Montebamboli, che si riteneva doversi ripetere nella valle della Bruna.
Il pozzo Toscano ebbe esito negativo.
Dalle notizie che si hanno sembra avere raggiunto i conglomerati di base, e non incontrò nessuno strato di lignite, oltre quelli conosciuti.
Tre pozzi di circa 60 metri di profondità vennero poi eseguiti allo scopo di esplorare il primo banco con gallerie di tracciamento.
La miniera assunse importanza nel 1891 nella quale epoca fu congiunto mediante tronco di ferrovia della lunghezza di 8 Km alla rete di Stato e fu dato principio ai lavori di coltivazione.
All'uopo si utilizzarono gli antichi pozzi e se ne scavò uno nuovo (Pozzo Cortese) che tagliò il banco a 152 metri di profondità.
Le coltivazioni vennero estese su di un'area di circa 1000 metri in direzione e 400 in pendenza, constatando che il banco manteneva genericamente il suo andamento ma era suddiviso in plaghe staccate da vaste interruzioni.
Dal 1907 in poi, furono eseguite molte trivellazioni per constatare l'andamento del banco in pendenza oltre 400 metri dell'affioramento e si verificò che esso si protende (sempre con grandi interruzioni) di altri 1000 metri verso Sud, ma dai 400 metri in avanti, cambia caratteristiche: assume cioè pendenza verso Est sollevandosi verso il Poggio delle Nebbiaie e si riduce in potenza da 8 e circa 5 metri.
In seguito a questi saggi vennero aperti dei nuovi pozzi per coltivare la lignite della nuova regione esplorata e nel tempo stesso nuovo sviluppo ai lavori nella parte più settentrionale che era ben lungi dall'essere esaurita.
La miniera attualmente è divisa in due sezioni Nord e Sud, ha 6 bocche d'estrazione e dà una produzione giornaliera di 400 tonnellate di lignite.
È questa la più importante miniera di lignite picea della Toscana.

Ricerche di Pian del Bicchi.

Le ricerche della Miniera di Ribolla eseguite dalla Società Ligniti e Torbe, si erano limitate per ragioni di sottosuolo, poco ad Est del Torrente Raspolino.
Negli anno 1909-10 fu esplorata dalla Società Soda Solway la zona, larga circa tre chilometri, che si estende fra i torrenti Raspolino ed Asina, coperta in gran parte come si è detto da alluvioni antiche.
Furono eseguite all'uopo 8 trivellazioni a profondità comprese fra 350 e 480 metri.
Di queste trivellazioni riuscirono positive solo 3, poste in località Fontanella, Camorra, e fra Camorra e Noferi, assai vicino al Torrente Raspolino e distanti non più di m 100 dal limite del campo già esplorato dalla Ditta esercente la miniera di Ribolla.
Con la prima di queste tre trivellazioni si constatò a m 195 un banco di lignite scistosa di m 0,75 di potenza, con la seconda, a m326, sette banchi di lignite su di un'altezza complessiva di m 20 dei quali banchi solo uno era importante presentando potenza di m 2,50, gli altri erano trascurabili.
Con le stesse trivellazioni a 386 metri si attraversarono due banchi di lignite assai prossimi fra loro della potenza di un metro ciascuno ed un terzo della potenza di m 0,50.
Con la terza trivellazione distante 700 metri verso Sud dalla precedente furono trovati gli stessi banchi però assottigliati ed argillosi.
Le altre cinque trivellazioni, estese 2500 m ad Est di Raspolino riuscirono negative ma dalle informazioni che si hanno resta dubbio che avessero raggiunto il fondo della formazione miocenica.
Per cui nulla di positivo si può dire sulla continuazione dei banchi ligniferi verso Est.
In tempo di guerra infine furono domandati permessi di ricerca presso le località Lattaia e Monte Lattaia nella plaga alluvionale estrema ad oriente della valle dell'Alta Bruna ma non vi furono eseguiti lavori di ricerca conclusivi.

Riassumendo, dall'esposto risulta che i banchi di lignite nell'Alta Valle della Bruna hanno dato segno di loro presenza dall'estremo Nord – occidentale fino ad un centinaio di metri oltre il torrente Raspolino presso l'estremo orientale di detta alta valle cioè su di un'estensione in lunghezza di 10 Km con larghezza variabilissima da qualche centinaio fino a 1500 metri e non è noto se continuino ad Est di questo torrente e s'internino sotto le alluvioni recenti comprese fra l'Asina e il Rigo coprenti una striscia di 5 Km di larghezza nelle regioni Lattaia, Monte Lattaia presso l'estremo orientale del bacino considerato.
I banchi di cui trattasi sono di lignite nera picea, talora scistosa, con potere calorifico sulle 5000 calorie e son di numero e di potenza diversa secondo la località.
Però nelle regioni ove furono coltivati cioè nei campi delle antiche miniere di Casteani e Ribolla sono due banchi principali, il superiore con potenza di 6 a 8 metri che eccezionalmente arriva fino a 12 metri a Ribolla, l'inferiore con potenza di un metro circa.
Nell'estensione su esposta i banchi sono tutt'altro che continui, bensì suddivisi a plaghe separate da vaste zone sterili.
Anche nelle plaghe dove sono genericamente presenti sono poi frazionati da interruzioni minori.
Le zone sterili che non portano traccia di lignite sono probabilmente dighe che suddividevano la formazione fin dall'origine.
Altre interruzioni che presentano il banco estremamente assottigliato oppure qualche traccia di separazione tra le rocce del tetto e del letto, sono forse dovute a movimenti tettonici e assestamenti che ne seguirono durante i quali per gli spostamenti della massa plastica, il banco veniva stirato e strappato mentre il vuoto si riempiva d'argilla.
Altre interruzioni sono vere faglie, talora di dilatazione, talora di compressione, con fenomeni anche di carreggiamento del banco su se stesso come a Ribolla nelle regione più a N-E ove la formazione forse ha maggiormente risentito dello sconvolgimento connesso all'eruzione trachitica.

Quanto alla valutazione della quantità di lignite ancora esistente nell'Alta Valle della Bruna non è possibile dare una cifra precisa; però in base alle esplorazioni di Casteani, Collacchia e Ribolla sembra poter contare sugli 8 milioni di tonnellate salvo un di più indeterminato che potrà venire scoperto con ulteriori lavori.

Ricerca di Giuncarico.

Fuori dell'anfiteatro dell'Alta Bruna ma sempre nel bacino idrografico di questo fiume, e precisamente 200 metri a Nord della Stazione di Giuncarico, esiste un affioramento di lignite picea di 20 a 40 centimetri di potenza.
Esso fu seguito nel 1917-18 con discenderia di circa 50 metri di lunghezza in direzione E-O pendente del 14 al 50 per cento.
Nella discenderia il banco si dimostrò irregolarissimo.
In seguito venne attaccato un pozzo sul prolungamento della direzione della discenderia per tagliare il banco a 120 metri di distanza dall'imbocco di questa, ma i lavori furono sospesi nel 1921 senza arrivare ad un risultato definitivo.
Il giacimento sembrava internarsi verso un'insenatura di calcari eocenici.


Indietro